IL RISVEGLIO DELL’ARGENTO!

In molti ci hanno scritto facendoci notare il risveglio dell’argento, ma come ben sanno gli amici di Machiavelli, questa non è certo una novità per noi.
Non tutti fanno attenzione alle analisi cinematiche del nostro sempre puntuale Puntosella, ma visto quanto è successo ieri al prezzo dell’argento vi riproponiamo, una delle ultime analisi di machiavelli…
Il recente massimo per un soffio non è riuscito ad andare oltre i 35,07, massimi dello scorso anno e si è fermato a 35.
Inutile aggiungere che serve andare ben oltre questo livello, per avere l’ambizione di proseguire in questo 2025.
Ce lo chiede anche l’ultimo livello importante di Fibonacci.
clicca sull’immagine per ingrandire
A quel punto avremo la certezza di puntare a XX!
E li non mancheremo di esserci.
ANALISI CINEMATICA
ARGENTO
L’Argento in questo recupero dai minimi di inizio anno si è avvicinato ai massimi dell’ottobre 2024 ma senza infrangerli, per cui le quotazioni di questo fine mese di marzo sono decisivi per l’ultimo assalto a quota 34,87
Dovrà necessariamente però sempre fluttuare sopra quota 32,85
Ovvervate il grafico qui sotto, in cima al grafico quando le quotazioni erano ancora sotto 32 dollari, compariva chiaramente 37.519
Ebbene ieri i massimi di giornata sono stati registrati sopra 37 dollari.
Ora seguiremo da vicino il percorso dell’argento sino allìobiettivo che abbiamo proposto ad inizio anno.
Nel parleremo in maniera approffondita nel nostro prossimo manoscritto.
Ma veniamo alla marea di inflazione che sommerge l’America.
Mentre la Fed bivacca dietro la curva, anche le prospettive di inflazione comunicate ieri dalla Fed regionale di New York mostrano un radicale cambio di tendenza dopo le illusioni delle ultime settimane.
La cosa affascinante è che mentre dotti, medici e sapienti, pontificano sull’inflazione, secondo Torstern Slok di Apollo Management, intorno al 15 % delle aziende americane, per colpa dei dazi sta chiiudendo le attività o le sta riducendo.
Tra il 40 e il 50 % delle aziende hanno deciso al momento di assorbire i rialzi dei prezzi.
Le vendite all’ingrosso, ieri in America hanno registrato un rialzo minimo rispetto alle previsioni.
(Il Sole 24 Ore Radiocor) – New York, 9 giu – Ad aprile, le scorte di magazzino all’ingrosso negli Stati Uniti sono aumentate rispetto al mese precedente dello 0,2% a 908,7 miliardi di dollari, secondo i dati pubblicati dal dipartimento del Commercio. Le attese erano per un dato stabile, dopo il +0,3% di marzo (rivisto dall’iniziale +0,4%). Le vendite sono aumentate dello 0,1% a 700,2 miliardi di dollari, contro attese per un +0,3%. Il rapporto scorte/vendite di aprile per i commercianti all’ingrosso, eccezion fatta per le filiali e gli uffici di vendita dei produttori, basato su dati destagionalizzati, era pari a 1,30, contro l’1,34 di un anno prima.
I magazzini sono pieni, i consumi anemici, ma il popolo questo non deve saperlo.
Nel frattempo, secondo la fantasia del WSJournal, Trump avrebbe concesso al segretario al Tesoro Bessent ampia discrezionalità sui controlli sulle esportazioni, dandogli la possibilità di revocare i controlli sulle esportazioni verso la Cina.
Hanno un bisogno immenso di terre rare gli americani, più dell’aria.
Bessent ha parlato di un incontro positivo, Lutnick di incontri “fruttuosi” dopo quasi sette ore di colloqui.
Gli Stati Uniti stanno cercando disperatamente un accordo con la Cina sulle terre rare. In cambio via libera alle esportazioni dall’America.
Nel frattempo, l’occupazione si sta deteriorando velocemente, poi all’improvviso arriveranno gli elicotteri.
Ma come ben sanno gli amici di Machiavelli, non basta un elicottero che butta denaro sulla finanza, il denaro deve finire direttamente sul tuo conto corrente, come in America durante la pandemia.
Diversamente, niente inflazione, la velocità di circolazione della moneta collasserà e la deflazione sarà ovunque.
L’offerta di moneta M2 è aumentata del 45% durante il mandato di Trump, principalmente grazie al CARES Act da 2.000 miliardi di dollari del 2020.
L’inflazione è rimasta bassa, i lockdown hanno ridotto la domanda e la velocità di circolazione della moneta è diminuita.
Le persone hanno risparmiato e i problemi di offerta globale hanno mantenuto bassi i prezzi.
Mentre vi sciroppate articoli su articoli sul pericolo inflazione, dalla guerra commerciale, sentiamo che ci racconta l’intelligenza artificiale sui rischi di una deflazione…
I rischi che una guerra commerciale provochi deflazione, basati su evidenze storiche ed empiriche, possono essere analizzati considerando gli effetti economici delle guerre commerciali passate e i meccanismi attraverso cui queste influenzano i prezzi. Ecco una sintesi:
Riduzione del commercio internazionale: Le guerre commerciali, come quella tra Stati Uniti e Cina (2018-2019) o la Smoot-Hawley Tariff Act del 1930, spesso portano a dazi elevati e barriere al commercio. Questo riduce i volumi di importazioni ed esportazioni, diminuendo la domanda aggregata globale. La contrazione della domanda può esercitare una pressione al ribasso sui prezzi, favorendo la deflazione. Ad esempio, durante la Grande Depressione, la Smoot-Hawley contribuì a un crollo del commercio globale, accentuando le pressioni deflazionistiche. Interruzioni delle catene di approvvigionamento: I dazi possono aumentare i costi di produzione, ma se la domanda si riduce più rapidamente dell’offerta (ad esempio, per minori esportazioni), i produttori possono essere costretti a tagliare i prezzi per smaltire le scorte. Uno studio del 2019 della Banca Centrale Europea ha rilevato che i dazi USA-Cina hanno ridotto i prezzi di alcuni beni importati a causa della competizione per mantenere quote di mercato. Effetti sulla fiducia e sugli investimenti: Le guerre commerciali creano incertezza economica, riducendo la fiducia di consumatori e imprese. Questo può portare a una contrazione della spesa e degli investimenti, ulteriormente depressiva per i prezzi. L’evidenza empirica dalla trade war USA-Cina mostra che l’incertezza ha rallentato la crescita globale, con effetti deflazionistici in alcuni settori. Apprezzamento valutario e deflazione importata: In alcune economie, una guerra commerciale può rafforzare la valuta locale (ad esempio, se un paese è percepito come meno vulnerabile). Questo riduce il costo delle importazioni, contribuendo alla deflazione. Tuttavia, questo effetto è meno pronunciato in economie aperte con catene di approvvigionamento globali.
Non vi convince, preferite farvi abbindolare dai media e dalle barzellette delle banche centrali.
State sintonizzati, la verità è figlia del tempo!
Noi ci vediamo entro fine mese con una nuova puntata delle avventure di Machiavelli.
E’ uscito, “MADMAN THEORY”, l’ultimo manoscritto di Machiavelli
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